JOHN LOCKE

JOHN LOCKE

 PENSIERO 
 Indagine critica delle facoltà conoscitive: L’interrogativo sui limiti e i poteri dell'intelletto umano è centrale nella riflessione di Locke e preliminare a qualsiasi altra ricerca. Gli esiti della sua indagine portano il filosofo alla constatazione che, essendo l'intelligenza limitata dall'esperienza, all'essere umano non è consentito fare arbitrarie costruzioni concettuali che la oltrepassano. Il percorso compiuto da Locke per giungere a tale conclusione parte dalla critica delle idee innate ammesse dai filosofi razionalisti (in particolare da Cartesio). Locke afferma che nella mente non ci sono idee innate, ossia nozioni comuni a tutti gli uomini, impresse da Dio al momento della creazione; ciò è dimostrato dal fatto che i bambini e gli idioti non le possiedono. Non resta che riconoscere che tutte le nostre idee provengono dall'esperienza; in particolare, dall'esperienza esterna derivano le idee di sensazione, dall'esperienza interna derivano le idee di riflessione. Sensazione e riflessione sono le uniche due fonti della conoscenza. Locke passa, poi, a trattare la distinzione tra idee semplici e idee complesse. Le idee semplici sono le uniche idee che l'esperienza (esterna e interna) ci fornisce. Sono idee semplici quelle di "dolce", "amaro", "caldo", "freddo". Esse sono ricevute passivamente dall'intelletto. Le idee complesse sono prodotte dall'attività del nostro intelletto, che riunisce, collega, confronta le idee semplici (esempi di idee complesse sono "padre", "fratello", "amicizia", "gratitudine" ecc.). Tutta la conoscenza umana è frutto di questa attività di sintesi dell'intelletto umano. Delle idee semplici possiamo avere certezza, non così di quelle complesse. Dal complesso dell'opera lockiana si desume pertanto una nuova immagine della ragione, non più assoluta e auto evidente, ma dotata di poteri finiti e limitati. Concezione dello Stato e l'affermazione della tolleranza: Secondo Locke - che e considerato uno dei principali teorici del pensiero liberale e democratico moderno - il potere politico si fonda sul consenso dei cittadini, da cui deriva il contratto sociale alla base della formazione della società civile e dello Stato. A differenza di Hobbes, che giungeva a esiti assolutistici, Locke riconosce che il contratto deve essere stipulato tra i cittadini e il sovrano, il quale ha il compito di tutelare i diritti fondamentali e inviolabili di ciascuno di essi. Tali diritti naturali esistono già nello stato di natura, che Locke non considera come una condizione di guerra di tutti contro tutti, bensì come una dimensione in cui gli uomini sono illuminati da una legge naturale di carattere razionale, che li porta a godere del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. E per evitare abusi e degenerazioni che gli uomini decidono di costituire la società civile stipulando il contratto sociale, il quale implica due patti: con il patto di unione gli individui si riuniscono in società; con il patto di sottomissione i cittadini si assoggettano a un governo sovrano, che ha appunto come suo obiettivo primario la salvaguardia dei diritti naturali dei singoli. Per quanto riguarda le prerogative del potere politico, Locke le chiarisce nella Lettera sulla tolleranza, sottolineando la necessità della distinzione tra sfera politica e sfera religiosa, riconoscendo piena libertà di culto a tutte le religioni ed auspicando il divieto per lo Stato di imporre con la forza una fede particolare. Al potere politico, infatti, non compete la "cura delle anime", ma l'elaborazione delle leggi e il compito di farle osservare.

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